Anche l’occhio vuole la sua parte

Anche l’occhio vuole la sua parte

Giugno 24, 2018 Off Di Lucy

“Perché ora non sai più volare mamma?”
“Perché sono grande tesoro. Quando si diventa grandi ci si dimentica di come si fa”
“Perché ci si dimentica di come si fa?”

“«Tu, bambino», disse rivolto a John, «tu hai l’aria di avere un po’ di fegato. Hai mai desiderato di essere un pirata, amico mio?». Ora, a volte John ne aveva avuto una gran voglia, soprattutto mentre faceva i compiti di matematica, e rimase colpito dal fatto che Uncino avesse rivolto quella domanda proprio a lui. «Una volta ho pensato di farmi chiamare Jack Manorossa», disse titubante. «Gran bel nome. Se ti unisci alla nostra ciurma, ragazzo, ti chiameremo così».”

Le avventure di Peter Pan. Matthew Barrie

Incontro con un pirata

OGNI PIRATA HA LA SUA BENDA

L’isola che non c’è è il non luogo per eccellenza della fantasia. Ognuno la immagina a proprio modo e può interpretare il personaggio che vuole. Capita di immaginarsi pirata come anche di esserne il nemico. Spesso si vivono avventure meravigliose ma si cerca sempre col pensiero una mamma che ci accolga al nostro ritorno.

Quando aveva due anni e mezzo abbiamo dovuto portare mia figlia a fare una visita oculistica e ortottica di controllo e risultò soffrire di ipermetropia con tendenza all’ ambliopia. Per poter prevenire l’occhio pigro abbiamo iniziato ad allenare quelli interessato attraverso l’occlusione con garze apposite. E’ una situazione molto comune tra i bambini, ma immaginate comunque la difficoltà di fare indossare un cerotto sopra a un occhio per tre ore ogni giorno a una bambina di nemmeno tre anni. All’inizio, più che per metterlo, la fatica era nel toglierlo. Urlava come una pazza per la sensazione di “pelle che si stacca” tipica dei cerotti, che veniva percepita ancora di più per la zona particolare.

Che fare quindi? Abbiamo trovato mezzi alternativi, dal bagnarlo con acqua a prendere le bende con i disegni, più accattivanti e  alla fine ho scoperto la comodità di staccare questo benedetto cerotto con l’olio di mandorle. Insomma, come tante situazioni che si vivono con i propri figli, siamo riusciti a trovare una soluzione adeguata grazie alla pazienza e alla fantasia.

IL NOSTRO RITRATTO

Per carnevale di quest’anno, poi, abbiamo pensato a costruirci un meraviglioso costume da pirata e quando ho dovuto decidere che scena disegnare nel nostro ritratto di famiglia, non ho avuto dubbi! Ho scelto di rappresentarla con il suo costume da pirata con una  benda sull’occhio perso in battaglia!

I  pirati sono famosi per andare orgogliosi delle proprie cicatrici e dei propri arti mozzati, tanto da presentarli all’interno del proprio nomignolo, a simbolo del loro coraggio.

La ricerca di immagini non è stata troppo complessa e riguardava:

  • La posizione dei tre personaggi
  • Il pappagallo 
  • La vegetazione retrostante
  • Il costume

Disegno di partenza

Una volta deciso posizioni ed elementi ho iniziato a inserirli a matita all’interno dello spazio. Se vi incuriosisce la posizione particolare in cui ho inserito i tre personaggi, potete approfondire l’argomento in questo articolo.

Dopo aver trasferito il disegno su un foglio (Fabriano ruvido per acquerelli, misura 70×100) ho fissato le linee più importanti con un penna bic nera classica e successivamente ho steso il colore con acquerelli. Al termine della colorazione ho rinforzato dinuovo i contorni con la penna bic per rendere il disegno più vicino all’illustrazione grafica e per finire ho scurito il fondo con della tempera acrilica nera, che lo ha reso piatto, portando “fuori” i soggetti.

IL RISULTATO FINALE

La zona nera divide il mondo reale dal mondo immaginato. Acquerello e tempera su carta ruvida. Misura 70×100

Cosa ho voluto rappresentare in questo disegno? Quello che vedete è il mio concetto di essere genitori. Noi ci siamo, diamo sostegno, ma la nostra presenza deve essere marginale. Dobbiamo essere di aiuto con strumenti utili  a trovare la propria strada, a crescere la propria autostima, a guardare lontano e capire che percorso intraprendere.

I difetti, al pari dei nostri pregi, contribuiscono ad essere quello che siamo. Bisogna imparare a migliorare guardandoli con rispetto ma anche portandoli a testa alta. 

 

 

COSA MI PIACE: I volti sono venuti accurati e somiglianti. Le foglie delle piante sono esattamente come mi ero prefigurata. L’inserimento di soggetti animali, uno per ognuno di noi, che rappresenta una sorta di “spirito guida” che ci rappresenta.

COSA NON MI PIACE: Seppur ho lavorato a lungo per unire i soggetti a sinistra con quello a destra tramite il passaggio del cannocchiale, non mi convince la presenza del braccio quasi al centro della scena, anche se ho tentato di “cammuffarlo” con lo sfondo nero. Era mia intenzione ottenere una composizione dinamica ma a lavoro terminato non sono ancora convinta della sua riuscita.

Particolare

Nel complesso sono soddisfatta, sono riuscita nel creare un atmosfera particolare, che unisce il mondo reale a quello della fantasia e del gioco di ruolo. Il NON luogo del “facciamo che tu eri”, così importante è imprescindibile per la crescita di un bambino, che trascina prepotentemente gli adulti a diventare attori protagonisti della storia. 

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Lucy