
La scala delle priorità di Alice
“Addio piedi! (perché appena si guardò i piedi le sembrò di perderli di vista, tanto s’allontanavano.) — Oh i miei poveri piedi! Chi mai v’infilerà più le calze e vi metterà le scarpe? Io non potrò più farlo! Sarò tanto lontana che non potrò più pensare a voi: bisogna che vi adattiate. Eppure bisognerebbe che io li trattassi bene, — pensò Alice, — se no, non vorranno andare dove voglio andare io! Vediamo un po’… ogni anno a Natale regalerò loro un bel paio di stivaletti!”
Alice nel paese d meraviglie. Lewis Carroll

Statua di Alice, Central Park, NY
Si sa, quando si hanno dei figli le priorità cambiano, è inevitabile. Può capitare ad esempio di essere nel bel mezzo di una telefonata di lavoro e contemporaneamente avere davanti tua figlia di due anni con le mani tese che ti passa una tazzina di caffè, vuota. Non conta nulla con chi tu stia parlando. Non ha importanza se stai chiudendo un affare di milioni di euro. Anche se in quel momento stai parlando col Padreterno tu DEVI bere. Prendi la tazza in mano, mimi il gesto cercando di non fare neppure il minimo rumore che possa far sospettare al tuo interlocutore che stai facendo cose al limite della follia. Non sei più al telefono nella tua cucina, ma in ora ti trovi in un bar di unicorni e fatine che servono caffè di pezzi di carta, foglie spezzettate o nel migliore dei casi pasta secca sbriciolata. O anche fatti di nulla, ma poco importa.
Ed ecco che tutto mi diventa chiaro! Ho sempre avuto il sospetto che Lewis Carroll facesse uso massiccio di oppio, droghe o alcol. Leggendo il libro Alice nel paese d meraviglie il dubbio è perfettamente lecito. Ma oggi questa mia storica certezza inizia a vacillare. Forse Lewis Carroll ha semplicemente passato molto tempo insieme ai figli (o alle varie bambine fotografate….ndr.) tanto da capire quanto le loro prioritá fossero fuori da ogni logica.
La piccola Alice, spinta dal desiderio e dalla curiosità di seguire il coniglio bianco, si trova a vivere delle avventure inimmaginabili e incontra personaggi al limite dell’assurdo. Il viaggio non è solo un percorso senza logiche nelle viscere della terra ma è anche un viaggio interiore che porta la giovane a riflettere su se stessa. Alice si mette continuamente in discussione, si da consigli e si rimprovera, ma poi si motiva, intrecciando continui dialoghi con se stessa. Anche se sembra quasi affetta da disturbi bipolari e personalità multiple alla fine è sempre ottimista e riesce a trovare una soluzione, nonostante la sua discutibile scala di priorità.
“Ti dovresti vergognare, — si disse Alice, — figurarsi, una ragazzona come te (e davvero lo poteva dire ora) mettersi a piangere. Smetti, ti dico! — Pure continuò a versar lacrime a fiotti, tanto che riuscì a formare uno stagno intorno a sé di più d’un decimetro di altezza, e largo più di metà della sala.”
Pensandoci bene, Alice si trova in un cunicolo, metri e metri sotto terra, a rischio soffocamento e con sostanze che la ingrandiscono e rimpiccioliscono a casaccio, senza apparente via d’uscita. E in questa situazione lei a cosa pensa? Pensa al modo di far contenti i suoi piedi ormai lontani. Logico,no?
D’altro canto che noia sarebbe stata se Carroll avesse scritto un racconto pari pari alla realtà. Una bambina che cadeva in una buca di conigli e che spendeva tutto il tempo solo a pensare a come uscirne non avrebbe reso questo libro così famoso. Invece a distanza di quasi duecento anni ancora si parla della filosofia vincente di Alice. Mi conviene ricordarmene più spesso di questa scala di priorità. Che ne so, ad esempio la mattina quando sono in ritardo cronico, con il traffico che mi rallenta e la pioggia insistente e il parcheggio che si fa cercare. Quella pozzanghera che ostacola il percorso e che ci invita non può essere sempre ignorata: due minuti per saltarci dentro vanno trovati per forza, tanto prima o poi al lavoro ci si arriva lo stesso.
A breve pubblicherò il mio lavoro ispirato dalle avventure di Alice, seguitemi nella tana del bianconiglio!
Lucy